Bosco, carbone e carbonai a Castelbuono. Storia, lingua, cultura

L’idea di uno studio sulla cultura del carbone (e del bosco) nel territorio di Castelbuono risale a circa venti anni fa e, come spesso accade, si è delineata in circostanze del tutto fortuite. Da allora il lavoro è andato avanti, se così si può dire, in un susseguirsi di entusiastiche accelerazioni ma anche di brusche frenate cui hanno fatto seguito prolungate soste, resesi necessarie soprattutto per dare la precedenza ad altre ricerche. L’impulso per la spinta decisiva verso la pubblicazione di questi materiali si deve alla nascita della nuova collana del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani “l’ALS per la scuola e il territorio” nella quale il direttore Roberto Sottile ha voluto confluisse questo lavoro su uno degli aspetti storicamente più peculiari (assieme alla pastorizia) della cultura materiale madonita d’alta quota, “sopra i mille metri”. Grazie alle numerose e proficue discussioni, il corpus si è via via evoluto dall’iniziale testo corredato di lessico alla forma attuale comprensiva di etnotesti, repertorio inverso e appendice fotografica. Vorrei qui ringraziare Roberto Sottile per tutto questo, per i numerosi e preziosi consigli che fraternamente mi ha voluto offrire ma anche per essersi fatto carico del non lieve lavoro di revisione di tutte le parti di cui si compone questo lavoro.
Un particolare e sentito ringraziamento va ai tre informatori, gli ultimi carbonai di Castelbuono, Lucio Castiglia, Antonio Curci e Vincenzo Mazzola per la pazienza con la quale hanno sopportato ore di tormentose domande e per la precisione con la quale hanno fornito le risposte che, arricchite di una serie doviziosa di particolari, permettono di tramandare – non più di padre in figlio – ma ormai attraverso lavori di documentazione dell’universo etnodialettale, le antiche tecniche relative alla costruzione della carbonaia e alla trasformazione della legna in carbone.