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TITOLO | | Bollettino n. 30 | |
Curatore | | ||
collana | | Bollettino CSFLS | |
anno | pagine | ISSN | |
2019 406 0577-277X |
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prezzo | * disponibilità | |
€ 35,00 disponibile |
SOMMARIO
Ferdinando RAFFAELE, Scritture esposte in volgare siciliano. IV. Le didascalie della Santa Luciae storie della sua vita nella chiesa di Santa Maria del Soccorso a Bronte (Ct)
Concetto DEL POPOLO, La leggenda del miracolo del crocifisso di Beirut
Rossella MOSTI, Per la cura del soprosso in tre ricette in volgare siciliano: Ms. Parigi, BNF, lat. 7018)
Mario PAGANO, Frammenti inediti di veterinaria in volgare siciliano: Ms. Venezia, Marciano It. III 27 (=5008)
Marcello BARBATO, L’Atlante Grammaticale della Lingua Italiana delle Origini (AGLIO)
Pietro COLLETTA, Episodi della guerra del Vespro in Ramon Muntaner e nelle cronache latine di Sicilia
Delia BENTLEY, Un’ipotesi sulla classificazione delle coppie participiali del siciliano
Egle MOCCIARO, La grammaticalizzazione dei verbi di movimento in siciliano: il caso iri ‘andare’ in funzione direttiva
Vincenzo DI CARO, Perifrasi verbali deontiche e paradigmi difettivi nel dialetto di Delia
Salvatore MENZA, Osservazioni sull’allomorfia dell’articolo determinativo in siciliano
Giulio SCIVOLETTO, Il significato sociale dei marcatori del discorso: analisi sociolinguistica di arà
Marina CASTIGLIONE, Un lessico settoriale estinto: la lingua solfaresca nelle scritture
Angela CASTIGLIONE, Nominare lo spazio marittimo. La competenza toponimica dei pescatori del Golfo di Catania
Stephanie CERRUTO, Per una storia dell’italiano regionale siciliano: sondaggi sull’epistolario di Mariannina Coffa
RIASSUNTI / ABSTRACT
Ferdinando RAFFAELE, Scritture esposte in volgare siciliano. IV. Le didascalie della Santa Luciae storie della sua vita nella chiesa di Santa Maria del Soccorso a Bronte (Ct)
Continuando precedenti indagini sulle scritture esposte in volgare siciliano, nel presente articolo si esaminano le didascalie che corredano le «storiette» laterali di un affresco dedicato a Santa Lucia, presso la chiesa di Santa Maria del Soccorso Bronte (CT). Dopo avere preliminarmente vagliato i contenuti del dipinto, posti in relazione con l’ambiente socio-culturale nel quale quest’ultimo ha visto la luce, si procede alla rextitutio textus, all’esame linguistico delle scritture e alla messa a fuoco del loro rapporto con la figurazione del dipinto e con le fonti letterarie della legenda di Santa Lucia.
On the basis of previous research into inscriptions in Sicilian vernacular, this article examines the captions in the Sicilian vernacular which accompany the “little tales” along the margins of a fresco dedicated to Saint Lucy, in the church of Saint Mary of Succor in Bronte (CT). after reviewing the content of the painting the article moves on to the restitutio textus and the linguistic analysis of the captions; it also focuses on the relationship between the written text, the image and the literary source of Saint Lucy’s legenda.
Concetto DEL POPOLO, La leggenda del miracolo del crocifisso di Beirut
Tradizionalmente attribuita a sant’Atanasio Alessandrino, la leggenda del Miracolo di Beirut con molta probabilità ebbe origine nel periodo dell’iconoclastia e si diffuse nel mondo greco prima e poi in quello latino. In occidente, poiché alla fine del racconto si ha l’intervento del Sommo Pontefice, servì per istituire la festa della Dedicazione della Basilica Lateranense – ove ha sede la cattedra del Vescovo di Roma – e per rafforzare la teologia eucaristica del Corpo e del Sangue di Cristo. La predicazione e i volgarizzamenti furono il mezzo di diffusione della credenza fra i fedeli. Il testo siciliano, conservato in codice unico, è sicuramente un volgarizzamento dal latino (la fonte esatta non è stata però trovata), fatto con diligenza e buona perizia, anche se talvolta il testo presenta alcune difficoltà, alle quali non è estranea la mano del copista.
Traditionally attributed to Saint athanasius alexandrine, the legend of the Miracle of Beirut most likely originated in the period of iconoclasm and spread to the Greek world first and then in the Latin world. Since the intervention of the Supreme Pontiff is told at the end of the tale, in the West of europe it served to establish the feast of the Dedication of the Lateran Basilica – where the cathedra of the Bishop of Rome is located – and to strengthen the eucharistic theology of the Body and Blood of Christ. Preaching and vulgarization were the means of spreading the belief among the faithfuls. The Sicilian text, preserved in a unique codex, is certainly a vulgarization from Latin (the exact source has not been found, however), done with diligence and good skill, even if sometimes the text presents some difficulties, maybe caused by the copyst too.
Rossella MOSTI, Per la cura del soprosso in tre ricette in volgare siciliano: Ms. Parigi, BNF, lat. 7018)
Si pubblicano tre ricette in volgare siciliano, tuttora inedite, tràdite nel margine inferiore delle carte 22v-23v del ms. Paris, Bibliotèque nationale de France, lat. 7018, che è uno dei latori della tradizione del Liber Marescalcie equorum di Lorenzo Rusio. Le ricette, opera di una stessa mano che scrive in mercantesca quattrocentesca, affrontano la cura del soprosso, vocabolo di formazione volgare che designa un’escrescenza di tessuto che si forma nelle zampe del cavallo, in corrispondenza di un osso, a causa di un processo infiammatorio conseguente a un evento traumatico. Anche se non sono pochi i punti in comune con il manuale di Rusio, e in particolare con il capitolo CVIII De superossibus, la presenza di elementi lessicali del tutto estranei al suddetto capitolo fa ipotizzare che le tre ricette siano piuttosto il frutto del rimaneggiamento a opera del compilatore-copista (forse un veterinario), esso stesso primo fruitore dei consigli terapeutici di Rusio, che di certo attinge al capitolo corrispondente del dettato latino di Rusio per l’argomento in generale, ma che poi riadatta il testo secondo i suoi scopi, fornendoci in pratica la sua cura personale.
Three Sicilian vernacular recipes, still unpublished, are edited here, handed on in the inferior edge of the folios 22v-23v included in the ms. Paris, Bibliotèque nationale de France, lat. 7018. It is one of the mss. that have transmitted Laurentius Rusius’s Liber Marescalcie equorum. The recipes, a single hand work, written in 15th century “mercantesca” deal with the care of the soprosso, vernacular word defining a tissue excrescence forming on the horses’ legs close to a bone, because of an inflammatory process resulting from a traumatic event. even if there are several points in common with the Rusius’ treatise, especially with the chapter CVIII De superossibus, some lexical elements completely extraneous to the aforementioned chapter brings up the hypothesis that the three recipes are a readaptation made by the compiler-copyst (maybe a veterinary) himself. He is an user of Rusius’ therapeutic suggestions for the general subject, but then he readapts the text in accordance with his scopes, providing us his personal care.
Mario PAGANO, Frammenti inediti di veterinaria in volgare siciliano: Ms. Venezia, Marciano It. III 27 (=5008)
In funzione del periodico aggiornamento del Corpus ARTESIA (Archivio Testuale del Siciliano Antico, http://artesia.ovi.cnr.it), base documentaria per la redazione del Vocabolario del siciliano medievale (VSM) on line, viene preso in considerazione il ms. (XV sec.) Venezia, Biblioteca nazionale marciana, It. Cl. III, 27 (5008), il solo dei quattro mss. siciliani di mascalcia conosciuti ad avere conservato un volgarizzamento siciliano completo del De medicina equorum di Giordano Ruffo. Il ms. ha anche conservato diciannove ricette, non tutte in volgare siciliano; qui se ne pubblicano tre per la cura della rogna e delle lesioni delle unghie dei cavalli, probabilmente attribuibili allo stesso volgarizzatore del trattato di Ruffo.
According to Corpus ARTESIA’s (archivio Testuale del Siciliano antico, http://artesia.ovi.cnr.it) periodic updates, a documentary base for Vocabolario del Siciliano Medievale on-line (VSM), this paper studies the ms. (XVth c.) Venezia, Biblioteca nazionale marciana, it. Cl. III, 27 (5008). It is the only one of the four known Sicilian hippiatric mss. that has preserved a complete vernacular translation of the Jordanus Rufus’s De medicina equorum. This ms. has also preserved nineteen recipes, not all in vernacular Sicilian language; here we publish three recipes for the treatment of the mange and the injuries of the horses’ fingenails, that can probably be attributed to the same translator of Rufus’s treatise.
Marcello BARBATO, L’Atlante Grammaticale della Lingua Italiana delle Origini (AGLIO)
L’Atlante Grammaticale della Lingua Italiana delle Origini (AGLIO) è uno strumento informatico basato sul Corpus OVI dell’italiano antico, che intende documentare la variazione fonologica e morfologica delle antiche varietà italoromanze e porre nuove basi per una loro descrizione storico-comparativa. Si presenta qui la struttura dell’opera, si illustrano le modalità di ricerca, si mostra come questo strumento possa aiutare ad affrontare e risolvere problemi di fonologia e morfologia diacronica.
The Atlante Grammaticale della Lingua Italiana delle Origini (AGLIO) is an online tool which aims to record the phonological and morphological variation of early Italo-Romance and lay a new foundation for its historical-comparative description using the Corpus OVI of old Italian. This paper presents the structure of the atlas, describes the different kinds of queries, and shows how this tool can help deal with and solve questions of diachronic phonology and morphology.
Pietro COLLETTA, Episodi della guerra del Vespro in Ramon Muntaner e nelle cronache latine di Sicilia
Nella Crónica di Ramon Muntaner la guerra del Vespro e la ‘questione siciliana’ hanno un ruolo centrale. Sono parecchi gli episodi raccontati dal cronista catalano che trovano riscontro anche in altre cronache e in documenti di cancelleria. In questo articolo si focalizza l’attenzione in particolare su alcuni di tali episodi, proponendo un’analisi comparativa fra la presentazione che ne offre Muntaner e quella delle cronache latine scritte in Sicilia tra la fine del XIII e la metà del XIV sec. Il confronto consente di rilevare alcune peculiarità del cronista catalano, nell’impostazione ideologica, nella selezione e presentazione degli argomenti e nelle strategie narrative.
In Muntaner’s Crónica the War of the Vespers and the ‘Sicilian problematics’ play a central role. It is possible to find several episodes told by the Catalan chronicler in other chronicles and in chancellery documents. This article focuses on some of these episodes and proposes a comparative analysis between the presentation offered by Muntaner and that of the Latin chronicles written in Sicily between the end of the Thirteenth and the middle of the Fourteenth century. The comparison allows to detect some peculiarities of the Catalan chronicler about the ideological perspective, the selection and presentation of the topics and the narrative strategies.
Delia BENTLEY, Un’ipotesi sulla classificazione delle coppie participiali del siciliano
In questo lavoro prendiamo in esame le coppie di participi rizotonici e arizotonici del siciliano. Distinguiamo quattro classi in –T-, due verbali e le altre aggettivali, e avanziamo un’ipotesi sull’alternanza delle due classi aggettivali. nella maggior parte dei casi le coppie participiali sotto esame sono causativo-risultative (si veda, per esempio, cuciutu/cùattu). mentre l’aggettivo lungo, derivato per conversione dal passivo verbale, è bivalente e causativo, quello breve, derivato tramite la stativizzazione di una base che descrive un cambiamento di stato è monovalente e stativo-risultativo. Pertanto, i due participi aggettivali non sono sinonimi e non competono l’uno con l’altro, il che spiega il permanere delle coppie aggettivali nel lessico siciliano. Un altro tipo lessico-semantico, scarsamente rappresentato in siciliano, è agentivo (si veda, per esempio, scrittu/scrivutu). L’aggettivo di questo tipo è sempre bivalente e manca di un corrispettivo non-agentivo. Quindi, queste coppie participiali corrispondono soltanto a tre delle classi in –T– da noi identificate, due verbali e una aggettivale. a nostro vedere, la compresenza di forme participiali morfologicamente diverse, ma coradicali, si spiega, dunque, distinguendo i tratti semantici di causatività, agentività e statività-risultatività: soltanto la risultatività è condivisa dalle due forme aggettivali, mentre la causatività le distingue.
In this study of the Sicilian rhizotonic-arrhizotonic participial pairs, we distinguish four classes of coradical participles in –T-, two verbal ones and two adjectival ones, and we advance a hypothesis on the alternation of the adjectival classes. In the majority of cases the participial pairs participate in causative-resultative alternations (see, for example, cuciutu/cùattu). Whereas the long participial adjective, derived from the verbal passive by conversion or zero derivation, is bivalent, the short one, formed by the addition of a stativizer to a change of state base, is monovalent and stative. Therefore, the two adjectival members of the participial pairs are not synonymous and they do not compete in the system. The participial pairs can also be agentive, although this lexico-semantic type is scarcely attested in Sicilian (see, for example, scrittu/scrivutu). We contend that the adjectival participle of this type is bivalent and has no monovalent stative counterpart. Therefore, the agentive participles only realize three of the participial classes, two verbal ones and one adjectival one. We conclude that the presence of coradical participial pairs is explained by distinguishing the semantic features of causation, agentivity and resultativity: only the last property is shared by the adjectival pairs, whilst causation distinguishes the two members of these pairs.
Egle MOCCIARO, La grammaticalizzazione dei verbi di movimento in siciliano: il caso iri ‘andare’ in funzione direttiva
Esiste in siciliano una costruzione direttiva formata dalla seconda persona singolare dell’imperativo di iri ‘andare’ e la seconda persona, singolare o plurale, dell’imperativo di un verbo lessicale (va pigghilu ‘(lett.) va prendilo’). Sullo sfondo di alcuni studi che hanno indagato lo sviluppo delle marche direttive in diverse lingue del mondo da una prospettiva storico-pragmatica, la costruzione è interpretata come risultato di un processo di grammaticalizzazione che si origina nella interazione diadica tra i partecipanti dello speech act, innescato dalle specificità deittiche del verbo (allontanamento dal punto di vista del parlante); poiché il punto di vista del parlante viene incluso nella descrizione dell’evento, l’interpretazione di questo è dunque soggettificata. L’analisi è condotta su un corpus di siciliano costituito dagli etnotesti e dal parlato indotto dell’Atlante linguistico della Sicilia. I risultati dello spoglio sulla lingua contemporanea sono, inoltre, confrontati con dati ricavabili da testi risalenti a epoche diverse della lingua, con sondaggi a diverse altezze cronologiche, per saggiare la profondità diacronica del processo che coinvolge il verbo iri.
Sicilian has a directive construction formed by the second person singular of the imperative of iri ‘to go’ and the second person, singular or plural, of the imperative of a lexical verb (va pigghilu, let. ‘va prendilo’). Based on studies that have investigated the development of directive markers in different languages from a historicalpragmatic perspective, the construction is interpreted as the result of a grammaticalisation process that originates in the dyadic interaction between the participants of the speech act, triggered by the specific deictic features of the verb (departure from the speaker’s point of view); since the speaker’s point of view is included in the description of the event, the interpretation of this is therefore subjectified. The analysis is carried out on a corpus of Sicilian made of the ethnotexts and the induced speech of the Linguistic Atlas of Sicily (aLS). moreover, the results of the survey on present-day Sicilian are compared with data from texts dating back to different periods of the language.
Vincenzo DI CARO, Perifrasi verbali deontiche e paradigmi difettivi nel dialetto di Delia
Nel presente articolo si discute un caso di difettività paradigmatica in una perifrasi siciliana nota come AICo (Aviri a + Infinitive Construction). nella sua funzione deontica, essa può presentarsi con un paradigma completo o con delle restrizioni che escludono le seconde persone. Queste sono da ricollegarsi all’alternanza di radici perfettive (e rizotoniche) e imperfettive (e rizoatone) nel paradigma del passato remoto di certi verbi, un fenomeno già documentato per le varietà italo-romanze a livello di flessione del singolo verbo (cfr. Maiden 2000, 2001a, b). Seguendo Aronoff (1994), questa distribuzione di allomorfi in uno stesso paradigma viene denominata ‘morfoma’. Il morfoma in esame prende il nome di ‘distribuzione W’ (cfr. Di Caro 2018). Scopo del presente contributo è di mostrare che le condizioni per cui una perifrasi verbale mostra il comportamento di un singolo verbo in termini di restrizioni paradigmatiche al passato remoto sono: I) la monofrasalità della perifrasi; II) la presenza di radici perfettive rizotoniche nel verbo di modo finito. a supporto di tale tesi viene discusso il caso della Pseudo-Coordinazione, un’altra perifrasi contenente la distribuzione W.
In the present paper a case of paradigmatic defectiveness in a Sicilian verbal periphrasis, the AICo (Aviri a + Infinitive Construction), is discussed. In its deontic use, the aICo can appear in the indicative preterite with a fully-fledged paradigm or with some restrictions ruling out the second persons. These restrictions are linked to the alternance of perfective (and rhizotonic) and imperfective (and arhizotonic) roots within the preterite paradigm of some verbs, a phenomenon well known for Italo-Romance varieties at the level of single verb inflection (cf. Maiden 2000, 2001a, b). Following Aronoff (1994), this distribution of allomorphs in the same paradigm is referred to as ‘morphome’. The morphomic pattern at stake here is the ‘W-Pattern’ (cf. Di Caro 2018). aim of the present paper is to show that for a verbal periphrasis to behave as a single verb in terms of preterite paradigmatic restrictions, two conditions are necessary: I) the monoclausality of the periphrasis; II) the presence of perfective rhizotonic roots in the finite verb of the periphrasis. In support to this claim, the case of another Sicilian periphrasis featuring the W-Pattern, namely Pseudo-Coordination is considered.
Salvatore MENZA, Osservazioni sull’allomorfia dell’articolo determinativo in siciliano
Nell’articolo viene proposta un’analisi del sistema degli allomorfi dell’articolo determinativo del siciliano alternativa rispetto alle teorie di Piccitto (1954) e Leone (1957). In particolare, tenendo conto dell’analisi di Bafile (2012) per il napoletano, si propone che in siciliano un allomorfo a, fonologicamente identico all’articolo femminile singolare, sia selezionato davanti a lessemi maschili, femminili o plurali che inizino per a– atono e che siano percepiti come [+nativi]. La sequenza /a/ (articolo) + /a / (iniziale della parola seguente) dà luogo, per degeminazione vocalica, a realizzazioni superficiali in cui l’articolo risulta non distinto dal lessema successivo o in cui la vocale iniziale di tale lessema è allungata ([aː]). Da un punto di vista diacronico, tale allomorfo è qui spiegato come il risultato di un processo di rianalisi che coinvolge l’applicazione in senso inverso (dalla forma fonetica a quella fonologica) della degeminazione vocalica. Il fenomeno è messo in relazione con processi di differenziazione tra genere del sostantivo e del suo modificatore e di ridistribuzione / riassociazione tra morfemi e tratti di genere osservati in altre lingue.
The allomorphy of the definite article in Sicilian was first described by Piccitto (1954) and Leone (1957). In this article an alternative analysis is proposed. In particular, building on Bafile (2012), we claim that an allomorph a, phonologically identical to the feminine determinative article, is selected before feminine, masculine and plural words beginning with unstressed a– and perceived as belonging to the core lexicon of Sicilian. The sequence /a / (article) + /a / (beginning of the following word) gives rise to a string of sounds in which the two /a/ surface either as a single [a] or a long vowel [aː]. From a historical point of view, the invariable a allomorph is explained here as the result of a reanalysis involving an inverse application (from phonetic to phonologic structure) of vowel degemination. The phenomenon aligns with processes of differentiation between the gender shown by nouns and by their agreement targets and with processes of morpheme-to-gender feature remapping observed in other languages.
Giulio SCIVOLETTO, Il significato sociale dei marcatori del discorso: analisi sociolinguistica di arà
Lo studio analizza il significato sociale dei marcatori del discorso prendendo in esame il caso della forma arà nel siciliano sudorientale, sulla base di un corpus originale composto da dati orali e dati di parlato-digitato raccolto a modica (RG). a partire da un’analisi linguistica in sincronia (descrizione delle funzioni pragmatico-discorsive) e in diacronia (ricostruzione dello sviluppo come marcatore del discorso), vengono esaminate due dinamiche sociolinguistiche di cui arà è protagonista: da un lato la variazione semasiologica, ovvero il fenomeno per cui la forma mostra una variabilità pragmatico-discorsiva in rapporto a fattori socio-contestuali; dall’altro lato l’attribuzione di valore socio-simbolico al marcatore del discorso, eletto dalla comunità a tratto bandiera dell’identità linguistico-culturale locale. Il caso di arà si mostra dunque assai interessante per osservare alcune dinamiche sociolinguistiche del repertorio italiano-dialetto contemporaneo e più in generale la complessità della relazione tra dato linguistico e significato sociale.
This study examines the social meaning of discourse markers by taking into account the case of South-eastern Sicilian arà, drawing from an original corpus of spoken and online-typed data collected in modica (RG). on the basis of a linguistic analysis in both synchrony (describing the discourse-pragmatic functions of the form) and diachrony (reconstructing the development of the discourse marker), two sociolinguistic dynamics regarding arà are analysed: semasiological variation, as the form displays discourse-pragmatic variability in relation to social and contextual factors; socio-symbolic value, as the discourse marker comes to flag the linguistic and cultural identity of the local community. The case of arà thus allows for the observation of sociolinguistic dynamics involving the Italian standard-dialect repertoire and more in general the complex relation between language and social meaning.
Marina CASTIGLIONE, Un lessico settoriale estinto: la lingua solfaresca nelle scritture
Il contributo tratta di un lessico settoriale estinto, ossia quello legato all’attività mineraria solfaresca, così come rinvenibile in scritture funzionali, memorialistiche e letterarie. Questo lessico di fine ottocento, ormai spento negli usi concreti e persino nei ricordi degli ultimi zolfarai, è rinvenibile – relativamente ai testi scritti – nelle raccolte folkloriche di canti di miniera, nei registri, verbali e saggi tecnici, nelle testimonianze diaristiche di tre donne straniere (Charlotte Gower Chapman, Louise Hamilton-Caico e Jessie White mario) e in alcuni dei più o meno noti autori novecenteschi della Sicilia interna. La letteratura di quell’area (da Alessio Di Giovanni sino a Luigi Pirandello, da Pier Maria Rosso di San Secondo ad Angelo Petyx, da Leonardo Sciascia ad Andrea Camilleri) non può infatti prescindere dalla cultura della zolfara. Il lavoro fornisce alcune occorrenze relative ad alcune voci settoriali dialettali, traghettate all’italiano, tra le più caratteristiche e comuni: carusu, scaluni ruttu, carcaruni, fumu, buca.
This work focusses on an extinct sector lexicon connected to the sulphur mineral activity, which is nowadays detectable in functional and literary writings or memoirs. as far as written texts are concerned, this lexicon from the 19th century, can be found in the miners’ folk songs, registers, reports, technical articles and in the diaries by three foreign women (Charlotte Gower Chapman, Louise Hamilton-Caico and Jessie White mario) and in other writers of the 19th century from the Inner Sicily. The literary works of the period (ranging from Alessio Di Giovanni, Luigi Pirandello, Pier Maria Rosso di San Secondo, Angelo Petyx, to Leonardo Sciascia and Andrea Camilleri) cannot be considered leaving the sulphur culture out of consideration. The article offers occurrences of some important and common dialectal sector items reaching Italian language: carusu, scaluni ruttu, carcaruni, fumu, buca.
Angela CASTIGLIONE, Nominare lo spazio marittimo. La competenza toponimica dei pescatori del Golfo di Catania
L’articolo presenta i risultati di un’indagine sulla “toponimia marittima”, ambito di ricerca ancora poco investigato, e propone un modello di analisi e interpretazione dei dati raccolti sul campo. In particolare, si prendono in esame i repertori toponimici, di tradizione orale, dei pescatori del Golfo di Catania (nei tre punti indagati di Ògnina, Aci Castello e Aci Trezza). attraverso una lettura multidimensionale, vengono analizzate tanto le strategie linguistiche (lessico-semantiche e formali), quanto quelle culturali e funzionali operanti nelle competenze toponimiche dei pescatori, grazie alle quali è possibile cogliere le peculiari modalità di classificazione e di codificazione linguistica dello spazio vissuto elaborate dalle comunità di mare.
This article presents the results of a survey on “sea toponymy”, a research field still not so much investigated, and proposes a model of analysis and interpretation of the collected data. In particular, this research focuses on oral toponymic repertoires of the fishermen of the “Golfo di Catania” (in three investigated points: Ògnina, Aci Castello and Aci Trezza). Through a multidimensional reading, this work analyses linguistic strategies (lexical, semantic and formal), as well as the cultural and functional ones that operate in toponymy competences of fishermen, thanks to which it is possible to grasp the specific methods of classification and linguistic codification of the espace vécu developed by sea communities.
Stephanie CERRUTO, Per una storia dell’italiano regionale siciliano: sondaggi sull’epistolario di Mariannina Coffa
Il contributo mira a profilare il rapporto tra italiano letterario aulico, italiano regionale e dialetto siciliano nella scrittura epistolare della poetessa Mariannina Coffa (1841-1878). Per indagare in che misura il siciliano interagisca con l’italiano nella competenza linguistica della “Capinera di Noto” (Raya 1957) sono state analizzate le lettere d’amore e le missive indirizzate ad amici e familiari, la cui scrittura meno sorvegliata lascia trasparire le interferenze dialettali. Sono stati effettuati altresì sondaggi a campione sulla lettera ai Deputati del Parlamento italiano (1862) e sulle poesie (1859, 1863, 1869, 1873), nelle quali invece il regionalismo è censurato. In questa sede, a parte una ricognizione tendenziale sui livelli fonografemico e morfosintattico, i sondaggi analitici si sono concentrati sul lessico e sulla fraseologia, in quanto settori più caratterizzati nell’ambito della competenza comunicativa di una parlante colta del secondo ottocento.
The contribution aims to outline the relationships between literary Italian, regional Italian and Sicilian dialect in the epistolary writing of the poet Mariannina Coffa (1841-1878). To investigate to what extent Sicilian dialect interacts with Italian language in the linguistic competence of “Capinera di noto” (Raya 1957), love letters and other correspondance addressed to friends and family have been analyzed, such less guarded writing, in fact, reveals dialect interference. Random samples were carried out in the letter to members of the Italian Parliament (1862) and in the poems (1859, 1863, 1869, 1873), in which regionalism is censored. Here, except for a trend survey on phonographic and morphosintactical levels, analytical surveys focused on vocabulary and phraseology, as the most characterized sectors in the field of communicative competence of an educated nineteenth century speaker.